Tira vento a Maierá…ci sono “I Santo California”


di Tonino Scala

Tira vento a Maierá, vento di mare: domani sarà cattivo tempo.

È una sera d’estate, c’è la festa al paese, ancora pochi giorni e tutti andranno via. Turisti, emigranti torneranno in città e i paesi di mare e montagna di una Calabria da scoprire resteranno vuoti. Le piazze assolate torneranno nostalgiche e solagne. Questa sera ci sono I Santo California in concerto, nella piazza con alle spalle la chiesa, meglio non pensarci. Le macchine sono parcheggiate lungo la statale, la gente invade come un’onda anomala questo presepe sui monti del cosentino, un grande evento, una grande occasione per vivere questa bomboniera di paese. È un momento per rincontrarsi, raccontarsi, mettere in piazza i ricordi. Vedo volti, leggo storie. Storie di un sud che si fa città, un sud che torna per non perdere il contatto con le proprie radici, un sud che giustamente non vuole recidere il proprio cordone ombelicale. Ci sono i calabresi che ormai parlano milanese e mostrano le proprie mogli di città con fierezza. Oggi hanno qualche chilo in più, qualche ruga su un viso sempre bello ma quarant’anni fa arrovotavano! Ci sono donne che mostrano con orgoglio quel ragazzo del nord conosciuto un’estate di quarant’anni fa sulla spiaggia di Cirella. Intanto I Santo California cantano dolce amore mio e quei ragazzi under e over 60 chiudono gli occhi e ricordano i loro giorni andati, i loro amori, le gite sulla Sila, i falò sulla spiaggia, la mortazza nei panini, i juke boxe che dal bar del paese irradiavano la valle, le vespe 50 asciugamani sulle sellone e via, i lati B di quarantacinque giri da ballare core a core in una sala da pranzo con le sedie lungo il perimetro della stanza. Ricordi di lampadari a gocce di cristallo con le lampadine coperte da carta velina, carta mozzarella, talvolta quella del pane per creare atmosfera. Tra quei ragazzi ci sono anch’io. Con qualche anno in meno ma lì con gli occhi aperti a cantare mentre i miei figli mi guardano. Le conosco tutte, ho vissuto quelle canzoni qualche anno dopo, ho sempre frequentato quelli più grandi di me e gioco forza le loro canzoni son diventate le mie. Quel complesso fatto da ragazzi di Nocera e Angri con i capelli bianchi di ricordi canta, nei loro occhi rivedo scorrere anni, vite, amori, non ci lasceremo mai, pantaloni a zampa di elefante e lenti da ballare stretti stretti. È il momento di Monica e di non so cosa farei dei giorni miei senza di te, io che non so dire mai, che amo te, con questa lettera, dirò che negli occhi e nella mente…Quei ragazzi di quarant’anni fa sognano e sogno anch’io. Vorrei sapere cosa pensano i miei figli, forse meglio di no si perderebbe la poesia del momento, meglio leggere i loro occhi e immaginare. Il vento si fa più forte così come il canto dell’agronocerino che si fa Calabria, che si fa mondo…la gente è lì, la piazza è ancora piena. Il piccolo è stanco vuole andare via, andiamo, manca poco, ascolterò gli ultimi pezzi da lontano. È tutto buio, le macchine son sempre sulla statale buia che aspettano. Una volpe attraversa la strada, in lontanaza il mare, si vedono le luci delle città che tra qualche ora si svuoteranno. Penso a quelle canzoni penso a Monica la protafonista della serata è di tante altre santocaliforniane: una donna fortunata. Il concerto sta per finire ecco la sento è Tornerò: sei la vita mia quanta nostalgia senza te, tornerò, tornerò. Il vento soffia domani senza mare, si prevede cattivo tempo, ma tornerà il sereno e anche i ricordi ad occhi aperti.

La luna guarda mentre la macchina va da sola tra le curve di una vita.

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2 Commenti

  1. * Carissimo amico mio,
    a me capitò ad un concerto ad Jesolo di un gruppo che credo si chiamasse “I Discepoli”: suonavano e cantavano canzoni degli anni ’60/’70, portate al successo dalla “Equipe 84”, “I Camaleonti”, “I Nomadi”, “I Dik dik”, “I Nuovi Angeli”, “I Corvi”, “I New Dada”, Mal dei Primitives, Maurizio Arcieri, Patrick Sampson, Fausto Leali, Wess ed altri…
    Appena accennavano ad una canzone, io con tutto il pubblico presente over 50, cantavo a squarciagola con loro: “Io ho in mente te”, “29 Settembre”, “C’è una bambolina”, “Senza luce”, “A chi”, “Per chi”, “In fondo al viale”, “5 minuti e via”, “Soli si muore”, “Na na na na hey hey ciao ciao”, “Deborah”…
    Ho una modesta preparazione musicale, frutto di passione, di trasmissioni “in diretta” radiofoniche, che mi ha permesso di partecipare a “Sarabanda” di Enrico Papi su Italia Uno: ebbene, i miei figli, Gabriella ed Emanuele, forse mi guardavano come ti guardavano Pippo e Giovanni al concerto de “I Santo California”…

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