di Tonino Scala
Toc, toc.
È un merlo che bussa alla mia finestra. Ha il bello giallo e un abito nero.
Mi è venuto a dare il buon giorno? O vuole il caffè?
Lo guardo, lui continua a battere sulla trasparenza di un vetro che mi immette sul mondo.
Toc, toc.
Lo lascio fare, lo guardo.
Devo dire che sto virus ha fatto un sacco di disastri, ma pure qualche cosa di buona. Ci sta facendo apprezzare le piccole cose. Quelle scemità quotidiane che fanno la vita. Quelle alle quali non ci facciamo caso presi da altro.
Toc, toc.
Poi smette. Sembra guardarmi.
Starà pensando: ‘o scè, ma che tiene ‘a guardà. Non hai mai visto un merlo nero con il becco giallo?
Sì, l’ho visto, ma non gli ho mai dato aurienza. Tenevo sempre a che fa!
Non bussa più, mi guarda. Poi dice qualcosa. Sì, qualcosa… Ha detto chiò chiò.
Giuro che ha detto così e ha continuato a guardare.
Il merlo chioccola? No, no, dice chiò chiò ad un uomo in pigiama che sembra non aver visto mai un merlo.
Non sono un esperto di merli a dire il vero, ma dalla forma aggraziata sembrava una merla.
Continuo a guardarla. Lei fissa. Poi si caca il cazzo e se ne va.
Mi sembra di aver sentito, mentre spiccava il volo: guarde a soreta!
Era una merla rispustera.
Buona giornata.
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