La notte più lunga

di Tonino Scala

È stata una notte lunga. La notte più lunga dell’anno.

Quella che uno stabiese aspetta un anno intero. Quella che dura una sola notte, ma nelle parole si allarga ad un anno intero.

Quest’anno l’albero in villa non somiglia ad un razzo o meglio ancora ad un suppostone. È un semplice albero illuminato: il bello è nelle cose semplici.

I commercianti del centro cittadino ci hanno ricordato attraverso le luminarie che Denza è nato da queste parti.

Le voci votive, precise come la morte, alle 4 mi hanno dato la sveglia.

Vado per inerzia a guardare che succede nella cameretta. Il piccolo è già tornato. Il grande non ancora. Sophie dorme.

È notte. Fa freddo. I vetri sono appannati.

È notte, ma dai balconi le luci ad intermittenza illuminano a giorno il vicolo.

È notte. Una notte di fuoco, di luci, di voci, di miele che fa l’amore con l’anice e la pasta cresciuta.

È notte. Una notte di tradizioni, di freddo colmato dal calore umano.

È notte. Una Notte di falò, di alberi che si illuminano nelle case. Di strade che si popolano di luminarie che provano a dare luce ad un buio che incombe, di zampogne e ciaramelle, di c’hamme visto pure chest’anno!

Che notte, che notte, che luna, che mare. Stasera mme pare, scetáto ‘e sunná…

Buona Immacolata a tutti.

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