di Tonino Scala
Furono le note di una canzone a condizionare il mio pensiero. A farmi riflettere sulla follia della guerra.
Ero ragazzo, c’era la guerra nel Golfo. Occupammo le palestre delle nostre scuole, poi il Pallone Geotedico, iniziammo un percorso fatto di assemblee permanenti, manifestazioni, scioperi della fame, di Saddam ha paura di noi.
Eravamo ragazzi, avevamo il sole in fronte.
Quel movimento attraversò l’intero globo, condizionò una generazione.
Non ci rassegnavamo all’idea della guerra.
Dopo la notizia del bombardamento annunciato in diretta tv il sonno passò.
Armato di walkman e cassetta trascorsi la notte ad ascoltare “Dormi sepolto in un campo di grano… ” La consumai quella duplicazione che mi aveva fatto Raffaella, una mia amica di liceo.
È inverno, fa freddo, un soldato, solo, cammina nei boschi.
Ha paura.
Incontra un altro soldato che si trova nella sua stessa condizione psicologica, ma è un suo nemico. Due paure a confronto.
Le paure son paure e ognuno reagisce a modo suo.
Il primo soldato non spara per paura, per umanità.
Quello con la divisa diversa, per paura, non gli rinnova la cortesia, per sopravvivere lo spara.
Fu una notte di ascolto, riflessione, di riavvolgimento di un nastro che cantava sempre la stessa canzone: la guerra è una follia.
Un uomo non può uccidere un altro uomo.
Mi svegliai pacifista, diventai obiettore di coscienza già prima della “chiamata alle armi”, avevo 16 anni, ma avevo ben chiaro quello che non dovevo fare: il servizio militare obbligatorio. Perché? Un uomo non deve prepararsi per fare la guerra. Non deve imbracciare un’arma, perché se la tieni in mano, poi spara. Questa, è da sempre ormai, la mia idea. Certo non mi sono mai trovato davanti ad un pericolo imminente, anzi una volta sì. Mi puntarono una pistola per minacciarmi, ma chiusi gli occhi. Li chiusi con forza. Non so perché. Fu quella la sconclusionata reazione.
Questa notte gli sviluppi, di involuzioni di una guerra assurda come tutte le guerre, ha riportato alla mia mente quei giorni e non solo per la possibile escalation nucleare, rinnovando un punto saldo del mio pensiero: un uomo non può uccidere un altro uomo.
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