Una storia complessa nella sua semplicità: la storia del nostro paese

Ho riletto “Una storia semplice” l’ho trovato a distanzi di anni sempre di grande attualità. Un libro che rispecchia non la Sicilia, ma il nostro paese. Si perché la Sicilia, siamo noi. Siamo noi quell’intreccio che Sciascia chiama una storia semplice, siamo noi che non proviamo a ritrovare il filo di una matassa ingarbugliata, siamo noi che non abbiamo più speranze e ci adeguiamo, “Ad un certo punto della vita non è la speranza l’ultima a morire, ma il morire è l’ultima speranza” dice un vecchio professore tra i protagonisti del libro. La Sicilia, così come accade spesso con Napoli, diventano un artifizio per parlare di noi, di come siamo diventati. Questi territori diventano un escamotage per comprende più in fretta ciò che è accaduto al Bel Paese. Un libro fatto di mezzi uomini, di mezzi episodi dove mafia e droga, pur non essendo mai menzionate, sono le vere protagoniste di una storia così complessa che diventa semplice, quotidiana. In un paese dove la continua sconfitta della verità fa diventare la menzogna il nostro adeguarci al quotidiano. Da tempo non rileggevo Sciascia ho ritrovato quel piacere di ragionare leggendo. Ho ritrovato le sue idee trasformarsi in personaggi, ho ritrovato quello che cerco in un libro, la vera palestra per ogni essere umano: rimettere in funzione il cervello che talvolta, per adeguarsi, si ferma. E chi si ferma non solo è perduto, si anche è fermato, ma noi siamo di un’altra pasta e dobbiamo andare avanti!

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