Zona Rossa? Da rivedere. Non è mai troppo tardi.

Mentre in regione Campania si discute su come poter costruire in alcune aree della zona rossa e taluni sindaci rivendicano questa conquista, la scienza interviene per fortuna. Non è mai troppo tardi. Leggo e un po’ mi incazzo. La vicenda in questione è la zona rossa del Vesuvio. Quella dove il nuovo piano paesistico ed il piano casa prevedono nuove costruzioni. Da tempo dico che va rivista in senso restrittivo prendendo improperi e parolacce da amministratori, cittadini e colleghi se così posso definirli. “Un piano da rivedere” a lanciare l’allarme è la scienza. Finalmente un po’ di buon senso in una vicenda assurda. In tutto il mondo le zone rosse si fanno con il compasso a partire dal centro del cratere. Da noi la zona segue il confine dei comuni. Dopo le bombe intelligenti siamo stati in grado di creare la  lava intelligente. Quindi accade che da anni in alcune zone di pompei gridano allo scandalo perché dall’altro lato del marciapiede si può costruire: è comune di Scafati. E la politica segue questa follia non ampliando la zona e vietando le costruzioni anche in quell’area ma sostenendo che  anche nel perimetro pompeiano si debba poter edificare. Assecondare il sogno cementizio è lo sport più usato dalla politica locale. Perché il cemento è sviluppo anche se c’è un vulcano. Follia, follia allo stato puro. Finalmente nonostante le mire della maggioranza in consiglio regionale un po’ di saggezza viene dal mondo accademico. Un allarme lanciato dal ricercatore Giuseppe Mastrolorenzo: “Nella delimitazione si sono seguiti i limiti comunali. Ma il vulcano non conosce i limiti.  E poi, noi abbiamo considerato che dovrebbero essere incluse  tre milioni di persone invece, attualmente, sono comprese solo quelle dell’area vesuviana pari a circa 600mila”. Va aggiornato il piano  generale di evacuazione per il rischio Vesuvio utile a mettere in sicurezza la popolazione in caso di un risveglio. Ma bisogna farlo ora non si può perdere tempo.  Il Vesuvio  “dorme” dal 1944 ed è sotto continuo monitoraggio. Ma in assenza di un aggiornamento del piano,  più volte annunciato, il rischio attuale  è che i cittadini della cosiddetta zona rossa si trovino a fuggire in caso di eruzione come i loro antenati migliaia di anni fa e cioè a piedi.  In merito a ipotesi di risveglio Mastrolorenzo ha aggiunto: “Al momento non ci sono segnali di una possibile eruzione: il monitoraggio ci dà indicazioni di una assoluta tranquillità. Ma questo non deve essere un fatto incoraggiante perché sappiamo che vulcani come il Vesuvio possono entrare in una fase di crisi in qualsiasi momento. Ciò che è più grave è che con tutte le conoscenze scientifiche che abbiamo a livello mondiale, non siamo in grado, nel caso in cui inizia una crisi, di dire quanto essa durerà né quando avverrà l’eruzione e soprattutto di che tipo sarà. Dobbiamo essere pronti ad un evento della massima portata possibile”.

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